anni fa in piena crisi epocale mi ritrovai fra capo e collo un invito a cena da gran ricconi.
non sapendo dove sbattere la testa a causa della perdita del lavoro, andai per disperazione.
che è inutile: l'unica pecca delle persone ricche è che raramente sono simpatiche.
mi ricordo che in faccia avevo piantato, sotto l'occhio destro, verso lo zigomo, un brufolo grande quanto un pisello.
da che mi ricordi, quello è sempre stato il brufolo più grande di tutti i miei tempi.
sotto la palpebra la pelle s'assottiglia e schiacciare il pisello aveva un ché di demoniaco, in termini di dolore e di rovina.
un dito di fondotinta, una passata di fard, un altro tocco di fondotinta.
in piena estate.
il ciuffo stirato monoculare.
un vestito da mignotta per sviare.
il brufolo stava coperto, copertissimo.
a dire il vero, quel brufolo mi salvò la serata quando un riccone veneto, avvicinandosi di fretta, mi scostò i capelli dalla metà del viso.
"ma perché copri questo bel vis..."
silenzio.
gli occhi bianchi nel buio della tarda notte romana.
i capelli tornarono ad accarezzarmi la guancia e il pisello.
non so perché mi sia venuta in mente questa storia rincasando ieri sera.
Amour, di Michael Haneke
10 anni fa