Era alto meno di un metro e sessanta, calvo e panciuto, pareva la fotocopia di Danny De Vito, nel giorno del rigor mortis.
Aveva perso un intero braccio in gioventù perchè l'aveva appoggiato fuori dal finestrino (forse è per il suo caso che le mamme si raccomandano tanto).
Ricoperto dalla psoriasi in modo devastante, aveva negli occhi la sincerità della sofferenza e un buon senso dell'umorismo.
Evitato dalla moglie, che si faceva scopare dal migliore amico - nella bruttura suburbana del condominio in cui abitavano nell'hinterland milanese - aveva trovato adiacenze sessuali in un badante russa.
Con orgoglio, mi parlava di quando la inculava, perchè "a letto si fa come dico io!".
Io me lo immaginavo in bilico, con la pancia prominente e sbilanciato dall'assenza dell'arto sinistro, ondeggiare come un clown ubriaco nel culo della lussuria a basso prezzo.
Ne parlo al passato perchè secondo me è morto.
Amour, di Michael Haneke
10 anni fa